Ucraina: in guerra la democrazia è più efficace

Articolo pubblicato da Il Riformista il 4 ottobre 2022.

In un confronto aperto e a volte critico verso le posizioni occidentali, due esperte ucraine e un giornalista dissidente russo hanno analizzato la crisi ucraina. L’incontro si è svolto nell’ambito di Internazionale a Ferrara 2022, il festival del giornalismo che si svolge ogni anno nella città estense. 

La guerra in Ucraina, guerra non conflitto, come ha voluto ribadire la giovane accademica ucraina Victoria Vdovychenko, è un tema scottante e controverso in Italia, per i risvolti politici e soprattutto per le forti conseguenze sul costo della vita che già colpiscono tutti gli italiani, e ancora di più li colpiranno.

La giornalista ucraina Nataliya Gumenyuk ha fatto notare che la contrapposizione tra governo cattivo e popolazione buona, una narrazione populista presente anche in molte democrazie occidentali, si sta sgretolando in Ucraina. L’invasione dell’esercito russo ha provocato lo sviluppo di processi democratici in Ucraina, la decentralizzazione dell’esercito e del potere di governo ha dimostrato una sorprendente resilienza ed efficacia. Da qui la conclusione che in situazioni estreme la democrazia è più efficiente dell’autoritarismo.

Il giornalista russo Tikhon Dzyadko ritiene che sia al momento difficile prevedere come si svilupperà la guerra in Ucraina. Le sanzioni contro la Russia finora non hanno colpito molto la popolazione. Si tratta per molti solo del fastidio di non trovare più certi prodotti occidentali o di non poter viaggiare in certi paesi, quindi non sono sufficienti per l’insorgenza di una rivolta popolare contro il regime di Putin. 

Da punto di vista politico, continua Tikhon Dzyadko, la popolazione in Russia si divide in tre gruppi: una minoranza aggressiva che critica il regime e viene perseguitata e rischia la prigione, una altra minoranza contraria a Putin, che però rimane in silenzio per paura di ritorsioni, e una maggioranza passiva, che non si interessa di politica, che vuole continuare a occuparsi dei propri affari. Per questi l’Ucraina è lontana, ne sentono parlare solo nei notiziari.

Ora però la situazione potrebbe cambiare, forse già tra uno o due mesi. Con l’arruolamento forzato la guerra entra improvvisamente nelle case delle famiglie russe. Chi è arruolato realizza lo stato di degrado ed arretratezza delle forze armate russe. Il patto sociale che vigeva con Putin si potrebbe dissolvere velocemente, quando le alternative saranno o andare in guerra e morire, oppure protestare.

Per la propaganda russa, la conquista della Crimea è stata più facile da vendere alla popolazione russa, era la riconquista di una regione idealizzata. Le ragioni che hanno portato all’annessione dei territori di Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Luhansk sono per la popolazione russa molto più difficili da capire.

La riduzione o l’arresto completo dell’esportazione di prodotti energetici verso l’Europa incombono sul regime di Putin con la perdita delle entrate finanziarie. Le sanzioni, inoltre, stanno colpendo i rifornimenti e l’equipaggiamento dell’esercito russo, già di per sé antiquato. Tikhon Dzyadko segnala che il fallimento della guerra Ucraina significherebbe per Putin anche la fine del regime filorusso in Bielorussia.

La giornalista ucraina Nataliya Gumenyuk ha riferito con molta pacatezza delle sue indagini sul campo: ha visto decine di camere di tortura ritrovate nei territori recentemente liberati dell’esercito ucraina. I civili ucraini sono stati torturati con fili elettrici alimentati da antiquate bobine usate per i telefoni di campo della guerra mondiale. Come riferisce un superstite, il militari russi iniziavano la tortura gridando “Ora chiamo Putin!”. Nataliya Gumenyuk sostiene che sarebbero 340 i villaggi e le città liberati di recente, con più di 150mila abitanti. La priorità per il governo ucraino è strappare i propri cittadini dalle grinfie dell’invasore russo.

I tre esperti sono concordi che i referendum indotti dal governo russo nei territori occupati sono solo una farsa mediatica, necessaria per la propaganda rivolta all’opinione pubblica occidentale e interna. I territori sono di fatto già stati occupati. 

Nataliya Gumenyuk lancia un accorato appello agli italiani e alla popolazione europea: rinunciare al gas russo e le conseguenze economiche sono un sacrificio accettabile se messe al confronto con le decine di vittime di guerra che subiscono gli ucraini quotidianamente. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *