Positano: Monitorare i flussi turistici

I flussi turistici in costiera amalfitana: il caso Positano e Costa d’Amalfi

Positano e la Costa d’Amalfi si apprestano a vivere un’altra stagione da record. È ciò che emerge chiaramente dai dati presentati nella giornata del 16 marzo al Comune di Positano.

L’Associazione Macchia Mediterranea con Massimo Predieri, Gabriella Guida e Vito Mascolo hanno invitato il Distretto Turistico Costa D’Amalfi e Confindustria Salerno, a condividere i risultati delle proprie ricerche sui flussi di mezzi e di presenze, del sentiment e di tutti i dati relativi alla fruizione e l’apprezzamento della Costa d’Amalfi da parte dei visitatori attraverso la piattaforma “Destination Amalfi Coast” realizzata con Data Appeal.

Nel corso dell’incontro , l’Associazione ha presentato il report commissionato a “Tim People Analytics” sulle presenze, oltre ad un’analisi degli sbarchi dei traghetti di linea alla banchina di Positano, curata da Massimo  Predieri e Daniele Esposito, con la collaborazione con la Capitaneria di Porto. L’obiettivo della giornata è stato presentare alla cittadinanza ed al sindaco di Positano, Giuseppe Guida,  possibili applicazioni di questi strumenti tecnologici che possono guidare le scelte di imprenditori e amministrazioni ed eventualmente validarne l’efficacia.

Dopo i saluti del Sindaco, Andrea Ferraioli, presidente del Distretto Turistico Costa d’Amalfi e presidente del  gruppo turismo di Confindustria Salerno, ha presentato i dati raccolti attraverso i sensori di Blimp con il  progetto Turismo e Viabilità, proposto dal Gruppo Turismo di Confindustria Salerno, cofinanziato dalla Camera  di Commercio di Salerno e attuato dalla Rete Sviluppo Turistico Costa d’Amalfi. I dati presentati registrano un  notevole flusso veicolare: 8mila passaggi medi giornalieri ad agosto e 7800 a settembre. Tra gli aspetti  evidenziati si nota l’efficacia della ordinanza entrata in vigore nel corso della scorsa stagione con un numero  minore di transito di autobus nei periodi di applicazione delle restrizioni.

È seguita la presentazione del presidente Andrea Ferraioli, dei dati sulle presenze e sul sentiment verso la  destinazione, raccolti attraverso la piattaforma Destination Amalfi Coast realizzata con data Appeal. L’analisi  delle interazioni tra utenti, attraverso i social e recensioni evidenzia una valutazione eccellente della  destinazione “Costiera Amalfitana” e di un ottimo risultato di “Positano”. Quest’ultima registra, in particolare,  una tariffa media per pernottamento molto alta, anche rispetto alle altre città della costiera, ed una incidenza  significativa dell’utilizzo di Instagram tra i canali censiti. Nel generale panorama incoraggiante, in crescita e di  successo, emerge un campanello d’allarme. Una lieve flessione del sentiment positivo rispetto agli anni  precedenti e ad altre destinazioni della costa. In generale, la percezione negativa incide di più nei periodi di maggiore affollamento.

Giuseppe Morabito di Tim Spa ha presentato la piattaforma TIM People Analytics alla quale l’associazione  Macchia Mediterranea ha commissionato un report per il rilevamento delle presenze per la zona di Positano,  nella settimana che va dal 30 maggio al 5 giugno 2022. I dati, elaborati a partire dal rilevamento delle SIM di  proprietà di Tim e degli utenti stranieri che utilizzano il roaming appoggiandosi alla rete Tim, lavorati in forma  aggregata ed anonima considerando le quote di mercato in possesso di Tim, ci dicono che la presenza media  in quella settimana a Positano è stata di 17.563 persone.

Le persone che risiedono stabilmente in quel periodo a Positano sono 7500, mentre i pernottamenti di utenti  stranieri sono 4500. La provenienza degli stranieri è soprattutto nordamericana con una buona presenza di  australiani, inglesi e altri paesi nordeuropei. Nella giornata del 2 giugno 2022 è stato registrato il picco  massimo di presenze della settimana (51.600 presenze uniche): 37.600 sono stati i visitatori giornalieri  (gitanti) di cui, 70% stranieri e 30% italiani. La durata media della permanenza dei gitanti è di un’ora e tre  quarti.

Infine, grazie alle informazioni fornite dalla Capitaneria di Porto e dalla Regione Campania, è stato possibile presentare i dati relativi agli sbarchi dei traghetti di linea. Le autorizzazioni all’attracco dei traghetti sono passate dalle 86 giornaliere del 2019 alle 128 del 2022 ed saranno incrementate nel 2023 a 136 al giorno. Tra giugno e settembre dello scorso anno sono sbarcati quotidianamente 4.000 – 5.000 passeggeri con altrettanti imbarchi, con la frequente presenza contemporanea di 6 traghetti attraccati al molo di Positano.

All’incontro, organizzato presso la Sala Andrea Milano del Comune di Positano, hanno partecipato più di quaranta residenti, operatori turistici ed imprenditori. Al termine delle relazioni tecniche si è svolto un acceso dibattito sui problemi causati dai crescenti flussi turistici e sulle possibili soluzioni da prendere in considerazione.

Ucraina: in guerra la democrazia è più efficace

Articolo pubblicato da Il Riformista il 4 ottobre 2022.

In un confronto aperto e a volte critico verso le posizioni occidentali, due esperte ucraine e un giornalista dissidente russo hanno analizzato la crisi ucraina. L’incontro si è svolto nell’ambito di Internazionale a Ferrara 2022, il festival del giornalismo che si svolge ogni anno nella città estense. 

La guerra in Ucraina, guerra non conflitto, come ha voluto ribadire la giovane accademica ucraina Victoria Vdovychenko, è un tema scottante e controverso in Italia, per i risvolti politici e soprattutto per le forti conseguenze sul costo della vita che già colpiscono tutti gli italiani, e ancora di più li colpiranno.

La giornalista ucraina Nataliya Gumenyuk ha fatto notare che la contrapposizione tra governo cattivo e popolazione buona, una narrazione populista presente anche in molte democrazie occidentali, si sta sgretolando in Ucraina. L’invasione dell’esercito russo ha provocato lo sviluppo di processi democratici in Ucraina, la decentralizzazione dell’esercito e del potere di governo ha dimostrato una sorprendente resilienza ed efficacia. Da qui la conclusione che in situazioni estreme la democrazia è più efficiente dell’autoritarismo.

Il giornalista russo Tikhon Dzyadko ritiene che sia al momento difficile prevedere come si svilupperà la guerra in Ucraina. Le sanzioni contro la Russia finora non hanno colpito molto la popolazione. Si tratta per molti solo del fastidio di non trovare più certi prodotti occidentali o di non poter viaggiare in certi paesi, quindi non sono sufficienti per l’insorgenza di una rivolta popolare contro il regime di Putin. 

Da punto di vista politico, continua Tikhon Dzyadko, la popolazione in Russia si divide in tre gruppi: una minoranza aggressiva che critica il regime e viene perseguitata e rischia la prigione, una altra minoranza contraria a Putin, che però rimane in silenzio per paura di ritorsioni, e una maggioranza passiva, che non si interessa di politica, che vuole continuare a occuparsi dei propri affari. Per questi l’Ucraina è lontana, ne sentono parlare solo nei notiziari.

Ora però la situazione potrebbe cambiare, forse già tra uno o due mesi. Con l’arruolamento forzato la guerra entra improvvisamente nelle case delle famiglie russe. Chi è arruolato realizza lo stato di degrado ed arretratezza delle forze armate russe. Il patto sociale che vigeva con Putin si potrebbe dissolvere velocemente, quando le alternative saranno o andare in guerra e morire, oppure protestare.

Per la propaganda russa, la conquista della Crimea è stata più facile da vendere alla popolazione russa, era la riconquista di una regione idealizzata. Le ragioni che hanno portato all’annessione dei territori di Kherson, Zaporizhzhia, Donetsk e Luhansk sono per la popolazione russa molto più difficili da capire.

La riduzione o l’arresto completo dell’esportazione di prodotti energetici verso l’Europa incombono sul regime di Putin con la perdita delle entrate finanziarie. Le sanzioni, inoltre, stanno colpendo i rifornimenti e l’equipaggiamento dell’esercito russo, già di per sé antiquato. Tikhon Dzyadko segnala che il fallimento della guerra Ucraina significherebbe per Putin anche la fine del regime filorusso in Bielorussia.

La giornalista ucraina Nataliya Gumenyuk ha riferito con molta pacatezza delle sue indagini sul campo: ha visto decine di camere di tortura ritrovate nei territori recentemente liberati dell’esercito ucraina. I civili ucraini sono stati torturati con fili elettrici alimentati da antiquate bobine usate per i telefoni di campo della guerra mondiale. Come riferisce un superstite, il militari russi iniziavano la tortura gridando “Ora chiamo Putin!”. Nataliya Gumenyuk sostiene che sarebbero 340 i villaggi e le città liberati di recente, con più di 150mila abitanti. La priorità per il governo ucraino è strappare i propri cittadini dalle grinfie dell’invasore russo.

I tre esperti sono concordi che i referendum indotti dal governo russo nei territori occupati sono solo una farsa mediatica, necessaria per la propaganda rivolta all’opinione pubblica occidentale e interna. I territori sono di fatto già stati occupati. 

Nataliya Gumenyuk lancia un accorato appello agli italiani e alla popolazione europea: rinunciare al gas russo e le conseguenze economiche sono un sacrificio accettabile se messe al confronto con le decine di vittime di guerra che subiscono gli ucraini quotidianamente. 

Il report delle presenze a Positano

Con il pulsante Download qui sotto è possibile scaricare il report realizzato con TIM People Analytics sull’area di Positano nel periodo dal 30/05/2022 al 05/06/2022.

Il Flash Report si basa sulla raccolta ed elaborazione dei dati anonimi relativi ai dispositivi che si collegano sulla Rete TIM nell’area oggetto dell’analisi.

Economia del valore

Il Valore di tutto è un interessante libro di Mariana Mazzucato con il sottotitolo “Chi lo produce e chi lo sottrae nell’economia globale”, edito da Laterza e pubblicato in Italia alla fine del 2018.

La Mazzucato è una influente economista americana di origine italiana che affronta le sfide dell’economia con un pigio innovativo, dissacrante e progressista. Ne libro sviluppa il discorso intorno al valore delle cose partendo dalle grandi teorie economiche degli ultimi due secoli, analizzando il concetto del valore, contrapponendo la sua creazione con quello che chiama la estrazione del valore.

Il libro della Mazzucato conferma un concetto che intuitivamente conosciamo tutti: la discrepanza tra il costo e il valore. Trent’anni di devozione indiscriminata del mercato hanno distorto fino ad annullare la nostra percezione del valore delle cose. Come ribadisce Mazzucato, la dottrina dell’economia neoclassica attribuisce il valore di un prodotto al suo prezzo, e non il contrario: logicamente il prezzo dovrebbe essere calcolato in base al valore. Come è facile dimostrare, una bottiglia di vino che costa 500 Euro non vale venti volte una bottiglia di un ottimo vino che costa 25 Euro. Oppure, una bellissima casa in un borgo medievale della provincia italiana, che sul mercato immobiliare costa 150 mila Euro non può avere un valore dieci volte inferiore ad un appartamento della stessa dimensione nel centro di una grande città come Roma o Milano oppure in una destinazione turistica alla moda.

E’ assurdo che il costo di un prodotto di moda, una borsetta o una maglietta, sia decuplicato dal marchio che esibisce. Già mezzo secolo fa, con l’avvento della società dei consumi, ci spiegavano che il costo di un tubetto di dentifricio è per una minima frazione determinato dal prodotto che contiene, forse il 5%. Il resto del costo è determinato dalla confezione e soprattutto dalla pubblicità. La contraddizione economica è nel valore nullo che la pubblicità apporta al prodotto con cui mi pulisco i denti. Certo la pubblicità crea posti di lavoro e offre alle imprese opportunità di guadagni. Ma non produce nulla, è totalmente improduttiva, secondo i canoni della teoria dell’economia classica.

Al cuore della teoria neoclassica c’è il valore marginale, che consiste nel valore soggettivo che un individuo (consumatore) attribuisce ad un prodotto o servizio, in base alla sua utilità e alla sua scarsità. Nel concetto di utilità è compresa anche la soddisfazione e persino la felicità.

Il problema della teoria neoclassica è che equipara il valore al prezzo, e non il contrario. Si è perso così il concetto di valore calcolato in base alla materia prima e al lavoro necessari per la produzione. Invece del valore che determina il prezzo, abbiamo così il prezzo che determina il valore.

La microeconomia descrive come le imprese, i lavoratori e i consumatori prendono decisioni, sulla base della teoria neoclassica della produzione e del consumo, che si fonda sulla massimizzazione dei profitti (delle imprese) e dell’utilità (dei consumatori e dei lavoratori).

Secondo Mariana Mazzucato il libero mercato di Adam Smith dovrebbe essere inteso “libero dalla rendita”, che è improduttiva.

La Mazzucato accusa la progressiva finanziarizzazione dell’economia, che non contribuisce alla crescita, malgrado che i profitti delle attività finanziarie siano inclusi del PIL, ma non producono nulla. Gli economisti hanno perso la distinzione tra profitti e rendite. Cita l’esempio della casa automobilistica Ford, che nel 2000 in America ha fatto più utili con i prestiti sull’acquisto a rate delle auto che con la vendita delle auto stesse (Personal Contract Plan PCP)

Consideriamo gli affitti, che crescono a causa della scarsità di alloggi e fanno quindi crescere anche il PIL. Tuttavia è una crescita illusoria, perché non è aumentata nessuna produzione, anzi, è possibile che a causa degli affitti che crescono gli affittuari siano costretti a spendere e consumare di meno. I fautori del libero mercato potrebbero argomentare che i padroni di casa spenderanno di più, stimolando l’economia. In verità i padroni di casa, che sono una minoranza, già consumano molto perché sono ricchi. L’aumento delle loro rendite più probabilmente andrà ad accumularsi nei loro patrimoni, senza sviluppare il mercato dei beni e dei servizi. Come si è visto in questi ultimi decenni, la fascia più ricca ha ottenuto un aumento del proprio reddito e del proprio patrimonio, mentre la ricchezza della maggioranza è rimasta al palo, provocando l’aumento delle disuguaglianze.

Tra le soluzioni che propone Mariana Mazzucato c’è la necessità di vincolare gli aiuti e i finanziamenti stanziati dallo stato alle aziende ad alcune regole: reinvestire i profitti, invece che redistribuirli ai soci, evitare il riacquisto delle proprie azioni. Lo stato dovrebbe limitare le rendite, incrementando le tasse su queste e incoraggiando gli investimenti produttivi: limitare l’ ammontare della rendita che emerge da ogni approccio non collettivo alla creazione di valore.

Mariana Mazzucato cita più volte due esempi di aiuto dello stato alle aziende: Tesla che riceve quattrocento milioni di dollari di prestiti agevolati dallo stato si sviluppa rapidamente con una straordinario crescita del valore azionario, di cui lo stato non riceve alcun ritorno, per riceve solo la restituzione del prestito. Una società di sistemi fotovoltaici invece fallisce e lo stato perde il finanziamento che ha concesso. Secondo Mazzucato, lo stato prende dei rischi come un venture capitalist, quando ha successo non ha alcune ritorno, mentre quando fallisce ci rimette.

Propone di ridimensionare le rendite da brevetti, limitarne il periodo di validità. Sui farmaci rigetta il calcolo dei valore basato su quello che sarebbe successo se il farmaco non fosse stato somministrato. Il valore dovrebbe essere proporzionale allo sforzo di ricerca e sviluppo e ai reali costi di produzione e distribuzione.

Emissioni CO2 compensate nel 2019

La riduzione delle emissioni del gas serra CO2, responsabile del riscaldamento globale, si sono ridotte del 3,4% nei paesi avanzati, compensando così l’aumento delle emissioni nei paesi in via di sviluppo.

Emissioni globali di CO2 negli ultimi 30 anni

Nella infografica di Patterson Clark (Politico ProDatapoint) sono riportati i valori globali di emissioni di CO2 pubblicati dalla IEA, l’Agenzia Internazionale dell’Energia. La riduzione delle emissioni nei paesi sviluppati del 3,4% nel 2019 è riconducibile principalmente all’introduzione di fonti di energia rinnovabile, dal passaggio dal carbone al gas naturale e l’incremento di utilizzo di energia nucleare.

Tale riduzione è tuttavia compensata dall’aumento delle emissioni nei paesi in via di sviluppo.

Tra i fattori di riduzione delle emissioni viene indicato anche il clima meno rigido e il rallentamento dell’economia. E’ probabile che questo trend continui nel 2020 e che vedremo finalmente una inversione di tendenza delle emissioni di CO2, anche se siamo ancora molto lontani dagli obiettivi fissati dalla conferenza sul clima di Parigi del 2015 (COP 21).

La bu­ro­cra­zia del fiam­mi­fe­ro

Sco­va­ta nel­le pie­ghe del­la nuo­va pro­ce­du­ra per la fat­tu­ra­zio­ne elet­tro­ni­ca una voce che ri­man­da ad un im­pro­ba­bi­le com­mer­cio di fiam­mi­fe­ri. (08.01.2019)

Du­ran­te una re­cen­te tra­smis­sio­ne te­le­vi­si­va, Car­lo Cot­ta­rel­li, a pro­po­si­to del­la pia­ga del­la bu­ro­cra­zia, ha af­fer­ma­to che non si rie­sce a sem­pli­fi­car­la, per­ché “c’è un muc­chio di re­si­sten­ze, pri­ma di tut­to da par­te dei co­sid­det­ti bu­ro­cra­ti”.

L’ec­ces­so di bu­ro­cra­zia si ma­ni­fe­sta per i cit­ta­di­ni con un lin­guag­gio in­com­pren­si­bi­le, pro­ce­du­re con­tor­te e ri­chie­ste d’in­for­ma­zio­ni astru­se, per esem­pio nel­la mo­du­li­sti­ca. Dal pri­mo gen­na­io di que­st’an­no, per esem­pio, le im­pre­se, i com­mer­cian­ti e mi­lio­ni di par­ti­te IVA do­vran­no adot­ta­re la Fat­tu­ra Elet­tro­ni­ca.

Ab­bia­mo ve­ri­fi­ca­to in cosa con­si­ste. Tra i dati ri­chie­sti per la re­gi­stra­zio­ne sul por­ta­le ap­po­si­ta­men­te crea­to dall’Agen­zia del­le En­tra­te, tro­via­mo l’in­di­ca­zio­ne del re­gi­me fi­sca­le cui il con­tri­buen­te è sot­to­po­sto. Che sarà mai? For­tu­na­ta­men­te c’è un elen­co a scor­ri­men­to del­le scel­te pos­si­bi­li, cer­to un gran­de aiu­to.

La sor­pre­sa è sta­ta tro­va­re, tra que­ste 17 scel­te, la voce “Com­mer­cio di fiam­mi­fe­ri”. Com­mer­cio di fiam­mi­fe­ri? Aiu­to! Ci sono del­le im­pre­se in Ita­lia che com­mer­cia­no an­co­ra in fiam­mi­fe­ri? Cosi im­por­tan­ti, che me­ri­ta­no un pro­prio re­gi­me fi­sca­le, ap­po­si­ta­men­te crea­to per loro, ex “art.74 c.1. DPR 633/​72”? Un bu­ro­cra­te fan­toz­zia­no non avreb­be po­tu­to in­ven­tar­si nul­la di più im­pro­ba­bi­le.

Sia­mo dun­que an­da­ti a ve­ri­fi­ca­re l’ar­ti­co­lo “74 c.1. DPR 633/​72” per cer­ca­re di ca­pi­re. Ri­guar­da L’I­VA e dice che l’im­po­sta è do­vu­ta: “b) per il com­mer­cio dei fiam­mi­fe­ri, li­mi­ta­ta­men­te alle ces­sio­ni suc­ces­si­ve alle con­se­gne ef­fet­tua­te al Con­sor­zio in­du­strie fiam­mi­fe­ri, dal Con­sor­zio stes­so, sul­la base del prez­zo di ven­di­ta al pub­bli­co. Lo stes­so re­gi­me si ap­pli­ca nei con­fron­ti del sog­get­to che ef­fet­tua la pri­ma im­mis­sio­ne al con­su­mo di fiam­mi­fe­ri di pro­ve­nien­za co­mu­ni­ta­ria. L’im­po­sta con­cor­re a for­ma­re la per­cen­tua­le di cui al­l’art. 8 del­le nor­me di ese­cu­zio­ne an­nes­se al de­cre­to le­gi­sla­ti­vo 17 apri­le 1948, n. 525; Chia­ro, no?

Com’è pos­si­bi­le che una leg­ge tut­to­ra in vi­go­re e di­li­gen­te­men­te ap­pli­ca­ta dai so­ler­ti bu­ro­cra­ti, che han­no svi­lup­pa­to le pro­ce­du­re per la fu­tu­ri­sti­ca e ci­ber­ne­ti­ca Fat­tu­ra Elet­tro­ni­ca, pren­da in con­si­de­ra­zio­ne l’ec­ce­zio­ne del com­mer­cio dei fiam­mi­fe­ri? Quan­ti ma­le­det­ti fiam­mi­fe­ri si ven­do­no in Ita­lia per giu­sti­fi­ca­re un trat­ta­men­to IVA par­ti­co­la­re?

Ab­bia­mo ul­te­rior­men­te ap­pro­fon­di­to. La que­stio­ne dei fiam­mi­fe­ri e del re­la­ti­vo Con­sor­zio CIF ri­sa­le a qua­si un se­co­lo fa, al Re­gio De­cre­to 11 mar­zo 1923, con cui il le­gi­sla­to­re ita­lia­no in­tro­du­ce­va una nuo­va di­sci­pli­na del­la fab­bri­ca­zio­ne e del­la ven­di­ta di fiam­mi­fe­ri, isti­tuen­do un con­sor­zio tra de­ter­mi­na­te fab­bri­che na­zio­na­li di fiam­mi­fe­ri, il Con­sor­zio In­du­strie Fiam­mi­fe­ri, Il con­sor­zio è fi­ni­to poi nel mi­ri­no del­l’Au­to­ri­tà ga­ran­te del­la Con­cor­ren­za e del Mer­ca­to (AGCM) a cau­sa del con­tra­sto del­le at­ti­vi­tà del con­sor­zio stes­so con la nor­ma­ti­va eu­ro­pea. Oggi del con­sor­zio non c’è più trac­cia. Alla sede di Roma un cor­dia­le por­tie­re ci in­for­ma che il con­sor­zio non ri­sie­de più lì da al­me­no tre­di­ci anni.

Pur­trop­po, an­che i sim­pa­ti­ci fiam­mi­fe­ri sono or­mai su­pe­ra­ti dai tem­pi mo­der­ni. L’ur­lo “Aòh, pas­sa­mi un pro­spe­ro” non si sen­te più nean­che nei bar più mal­fa­ma­ti di Roma.

Sco­pria­mo in­fi­ne che l’im­po­sta di fab­bri­ca­zio­ne sui fiam­mi­fe­ri è sta­ta abo­li­ta nel 2014 (DL 15 di­cem­bre 2014, n. 188). Ma l’ec­ce­zio­ne del trat­ta­men­to del­l’I­VA è ri­ma­sta ad ap­pe­san­ti­re la ita­li­ca bu­ro­cra­zia, inos­si­da­bi­le ed ina­mo­vi­bi­le.

For­se è solo una que­stio­ne di co­rag­gio. Im­ma­gi­no che al­l’A­gen­zia del­le En­tra­te nes­su­no ab­bia avu­to il co­rag­gio di dire: “Ma co­s’è que­sta sto­ria del­la fab­bri­ca­zio­ne dei fiam­mi­fe­ri? To­glia­mo­la dai mo­du­li!”. Pro­ba­bil­men­te non se ne sa­reb­be ac­cor­to nes­su­no.

Dibattiti politici a Ferrara

La dinamica autoritaria. Internazionale a Ferrara 2018, foto di Massimo Predieri

Uno dei temi più caldi dell’attualità politica, “La dinamica autoritaria”, era il titolo di uno dei dibattiti che si sono tenuti al festival Internazionale a Ferrara. L’argomento ha suscitato un forte interesse e un forte coinvolgimento nel folto pubblico, in gran part giovanile, convenuto a Ferrara per la tre giorni di giornalismo internazionale.

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Lo slo­gan di si­ni­stra

01 ottobre 2018, pubblicato su italiani.net

Cir­ca 70 mila per­so­ne han­no par­te­ci­pa­to alla ma­ni­fe­sta­zio­ne in­det­ta a Roma dal Pd con lo slo­gan Per l’I­ta­lia che non ha pau­ra

Per l’I­ta­lia che non ha pau­ra è la scrit­ta gi­gan­te­sca e mul­ti­co­lo­re che so­vra­sta il pal­co di Piaz­za del Po­po­lo. In una so­leg­gia­ta do­me­ni­ca set­tem­bri­na, il Par­ti­to De­mo­cra­ti­co (PD) con­vo­ca la sua base alla ma­ni­fe­sta­zio­ne na­zio­na­le a Roma “per co­strui­re un’al­ter­na­ti­va alla po­li­ti­ca del­l’o­dio, del de­cli­no, del­l’i­so­la­men­to e del­la pau­ra”.

Nel­lo slo­gan scel­to è evi­den­te l’al­lu­sio­ne alla Lega, quel par­ti­to che ha co­strui­to il suo suc­ces­so sul­la pau­ra: de­gli im­mi­gran­ti, del­la pic­co­la cri­mi­na­li­tà, de­gli zin­ga­ri e, più ge­ne­ri­ca­men­te, del fu­tu­ro. Il PD ha dun­que scel­to uno slo­gan di con­tra­sto alla pro­pa­gan­da di de­stra. A pri­ma vi­sta sem­bre­reb­be un ap­proc­cio ra­gio­ne­vo­le.

Se ana­liz­zia­mo tut­ta­via il pro­fon­do sol­co che si è aper­to nel­la so­cie­tà ita­lia­na, come in mol­te so­cie­tà oc­ci­den­ta­li, lo slo­gan del Par­ti­to De­mo­cra­ti­co non fa che ri­ba­di­re la di­stan­za tra la par­te pri­vi­le­gia­ta del­la so­cie­tà mo­der­na e quel­la par­te cre­scen­te di cit­ta­di­ni ri­ma­sti in­die­tro, che si sen­te esclu­sa dal­le pro­spet­ti­ve di be­nes­se­re e agia­tez­za.

Lo slo­gan idea­to dal­la co­mu­ni­ca­zio­ne del mag­gio­re par­ti­to di si­ni­stra ita­lia­no po­treb­be ri­ve­lar­si un boo­me­rang. Gli ita­lia­ni han­no pau­ra, è un fat­to in­con­tro­ver­ti­bi­le. Fare pre­sen­te che si trat­ta di pau­re ir­ra­zio­na­li e smen­ti­te dal­le sta­ti­sti­che non li aiu­ta a dor­mi­re me­glio e ri­schia di ero­de­re ul­te­rior­men­te il con­sen­so del­l’e­let­to­ra­to di si­ni­stra. La cri­ti­ca da de­stra alla ma­ni­fe­sta­zio­ne ri­le­va il “cat­ti­vo gu­sto” di uno slo­gan e di una mo­bi­li­ta­zio­ne che non è “spon­ta­nea e do­vu­ta al­l’e­sa­spe­ra­zio­ne” (Il Pri­ma­to Na­zio­na­le, quo­ti­dia­no so­vra­ni­sta).

Lo slo­gan PD sem­bra igno­ra­re il ba­ra­tro so­cia­le tra i pri­vi­le­gia­ti, ge­ne­ral­men­te quan­ti­fi­ca­ti in­tor­no al 10% del­la po­po­la­zio­ne, e una clas­se me­dia sem­pre più esclu­sa dai be­ne­fi­ci del­la cre­sci­ta e del be­nes­se­re, uni­ta, mal­gra­do le di­ver­si­tà so­cia­li e cul­tu­ra­li, dal più im­por­tan­te fe­no­me­no del nuo­vo mil­len­nio: l’in­si­cu­rez­za e la pau­ra del fu­tu­ro.

Come fa no­ta­re Tho­mas Pi­ket­ty nel suo re­cen­te sag­gio Si­ni­stra di bra­mi­ni con­tro de­stra di mer­can­ti, la dram­ma­ti­ca cre­sci­ta del­le di­su­gua­glian­ze ne­gli ul­ti­mi 60 anni ha cam­bia­to la strut­tu­ra del con­flit­to po­li­ti­co. Pa­ra­dos­sal­men­te la ten­sio­ne si­ni­stra con­tro de­stra si è ri­stret­ta ed è li­mi­ta­ta a quel 10% di pre­vi­le­gia­ti. Da una par­te un’é­li­te col­ta che vota a si­ni­stra, dal­l’al­tra un’é­li­te ad alto red­di­to e be­ne­stan­te a de­stra. Una con­trap­po­si­zio­ne con­fer­ma­ta ef­fi­ca­ce­men­te da una bat­tu­ta del pre­si­den­te de­gli Sta­ti Uni­ti Do­nald Trump: “La chia­ma­no éli­te. Ma noi ab­bia­mo più de­na­ro, più cer­vel­lo, ab­bia­mo case e ap­par­ta­men­ti mi­glio­ri, bar­che più bel­le e sia­mo più fur­bi di loro, che di­co­no di es­se­re l’é­li­te» (di­scor­so elet­to­ra­le nel Min­ne­so­ta il 21 giu­gno 2018).

La mag­gio­ran­za del­la po­po­la­zio­ne, quel 90% di cit­ta­di­ni esclu­si dai pri­vi­le­gi del­le due éli­te, si ri­ver­sa pre­va­len­te­men­te in due gran­di com­por­ta­men­ti po­li­ti­ci ed elet­to­ra­li: l’a­sten­sio­ne e il po­pu­li­smo ran­co­ro­so.

La ma­ni­fe­sta­zio­ne del 30 set­tem­bre è sta­ta con­si­de­ra­ta un suc­ces­so, a par­te le so­li­te ri­don­dan­ti po­le­mi­che sul nu­me­ro dei par­te­ci­pan­ti, che han­no in­fe­sta­to i so­cial net­work. Il se­gre­ta­rio del PD Mau­ri­zio Mar­ti­na ha par­la­to in chiu­su­ra con ina­spet­ta­ta pas­sio­ne e slan­cio, la voce a trat­ti rot­ta dal­la foga. Si è ap­pel­la­to agli elet­to­ri che ave­va­no ab­ban­do­na­to la si­ni­stra alle ul­ti­me ele­zio­ni: “ab­bia­mo ca­pi­to la le­zio­ne”.  Mar­ti­na si è sca­glia­to con­tro la “po­li­ti­ca del­l’o­dio” del­l’at­tua­le go­ver­no gial­lo-ver­de, pro­po­nen­do “un nuo­vo PD per una nuo­va si­ni­stra”.